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Zelmira Seligmann
Psicoterapeuta e docente di psicologia all’Università Cattolica Argentina di Buenos Aires e dell’Università di La Plata

Quando nell’agosto del 1879 Sua Santità Leone XIII pubblicò l’enciclica Aeterni Patris sulla restaurazione della filosofia cristiana conforme alla dottrina di San Tommaso d’Aquino e diede nuovo impulso al tomismo, la psicologia non aveva ancora l’importanza che avrebbe acquisito anni dopo. Soltanto nel XX secolo vi fu un rapido sviluppo, impensabile fino a poco tempo prima, ma che purtroppo nella maggior parte dei casi non seguì la via del pensiero tomistico nello studio dell’anima umana, sollecitato dal Magistero della Chiesa in Aeterni Patris, ma piuttosto deviò – con grande diversità di correnti e scuole – verso posizioni fondate sulla filosofia moderna, soprattutto al seguito di Kant, e con un chiaro progetto di cambiamento della morale e della condotta dell’uomo.

Robert Brennan afferma nella sua The history of psychology: “L’influenza di Kant sullo sviluppo della psicologia moderna è innegabile. I suoi principi sono come la fonte da cui sgorgano le acque delle moderne tendenze idealiste, agnostiche e materialiste della scienza psicologica (…). In un certo senso, Kant è il vero rappresentante dell’uomo moderno, con la sua ignoranza della tradizione, il suo ripudio dell’autorità, la sua enfasi sui valori individuali”¹.

Poiché il tema del fine ultimo è uno dei più importanti nella psicologia tomista, non dobbiamo dimenticare che per Kant l’uomo è “il suo stesso fine ultimo”²; per S. Freud la cosa più importante è la pulsione di morte perché “lo scopo di ogni vita è la morte” e questa è “un annientamento, un ritorno all’inorganico inanimato”³. Non possiamo negare che dietro queste correnti della psicologia contemporanea ci siano filosofie e concezioni dell’uomo più o meno esplicite, ma sempre presenti. A questo proposito, Echavarria afferma: “…al di là delle differenze metodologiche, tecniche e pratiche, a volte notevoli, che esistono tra le varie correnti, scuole e autori, la differenza fondamentale tra loro è di ordine filosofico e persino teologico. D’altra parte, questo livello filosofico-teologico del discorso degli autori presentati, permea tutti gli aspetti del loro discorso psicologico, dalla teoria alla pratica, al punto che in molti casi le diverse forme di prassi psicologica non sono mere applicazioni tecniche delle conoscenze acquisite dalla psicologia accademica, ma forme moderne o postmoderne di filosofia applicata”⁴.

Possiamo quindi parlare di una psicologia fondata sull’antropologia, sulla gnoseologia e sulla metafisica tomista; queste illuminano i temi più importanti della psicologia quali: il fine ultimo: la felicità, il peccato e la grazia, l’unità e la totalità, la persona, le potenze dell’anima, i sensi interni, la legge naturale, l’affettività, la personalità, la teoria degli habitus, virtù e vizi capitali, le patologie.

Sebbene già nel XX secolo ci fossero alcuni autori importanti, orientati al pensiero tomistico, tra cui possiamo citare il Cardinale Mercier (1851 – 1926) e la scuola di Lovanio, nell’ambito della psicologia sperimentale P. Manuel Barbado OP (1884-1945), P. Robert Brennan O.P. (1897-1975), Magda Arnold (1903 – 2002) nel campo delle emozioni, il più rilevante dei quali è lo psichiatra viennese Rudolf Allers (1883-1963); tuttavia, e sfortunatamente, la psicoanalisi e le sue varie derivazioni e sviluppi post-freudiani cominciarono a guadagnare terreno nelle università e nei circoli culturali; invadendo sempre più gli spazi accademici, lavorativi e perfino popolari, compresi gli ambienti cattolici, che si “convertirono” nella “psicologia” e “regina delle scienze” (secondo Nietzsche), quasi l’unica considerata scientifica, da studiare e applicare. Purtroppo questo è arrivato fino ai giorni nostri.

Perché, nonostante il prestigio e l’autorevolezza degli studiosi di psicologia di fondazione tomista che abbiamo visto sopra, gli autori che si sono dedicati alla psicologia seguendo il pensiero di S. Tommaso sono stati messi a tacere e i loro insegnamenti sono ignorati e persino esplicitamente rifiutati nelle università, perfino in quelle pontificie.

Di fronte a tante deviazioni nelle correnti della psicologia e delle sue applicazioni, già a metà del XX secolo Sua Santità Pio XII, basandosi sul pensiero di San Tommaso, illuminò diversi punti e segnò una direzione per la psicologia, la psichiatria e la psicoterapia, in vari Congressi, indicando: “l’atteggiamento fondamentale che si impone allo psicologo e allo psicoterapeuta cristiano. Questo atteggiamento fondamentale si riassume nella seguente formula: la psicoterapia e la psicologia clinica devono sempre considerare l’uomo: 1) come unità e totalità psichica; 2) come unità strutturata in se stessa; 3) come unità sociale; 4) come unità trascendente, cioè con una tendenza verso Dio”⁵.

Agli operatori sanitari, Pio XII disse che il fine ultimo e la tendenza verso Dio è la cosa più importante, perché risponde a un dinamismo radicato nel profondo della psiche che spinge l’uomo verso l’infinito. Qui denuncia le correnti naturalistiche che non considerano l’uomo nella sua totalità e lo deteriorano più che guarirlo.

Poi afferma: “Non dimenticate, quindi, che la perfezione, l’equilibrio e l’armonia dello spirito umano si realizzano quaggiù nella tendenza verso Dio e nel suo possesso in cielo. Questo è un principio che, in teoria, dà una spiegazione completa della natura umana e, in pratica, separa da quei metodi di guarigione che, sebbene apparentemente favorevoli, tuttavia danneggiano la parte migliore dell’uomo”⁶.

«Il bene è ciò che ha ragione di fine»⁷ dice san Tommaso, e si muove per attrazione, per questo quando non si tiene conto del fine dell’uomo – la ricerca della felicità (cfr S. Th. I-II q. 1 a 5) – la personalità si scinde. Pio XII deve richiamare l’attenzione degli psicologi, degli psichiatri e degli psicoterapeuti sull’importanza di ricercare l’unità che si realizza orientando la personalità verso la meta ultima, nel rapporto con Dio.

Nella seconda parte della Somma di Teologia, dove studia l’uomo, San Tommaso inizia con il tema del fine ultimo. Tratterà l’uomo creato a immagine di Dio, cioè «l’uomo come principio delle sue opere, dotato di libero arbitrio e di dominio sulle sue azioni»⁸. Tommaso d’Aquino dice: “La prima cosa che ci viene presentata qui è il fine ultimo dell’uomo, e poi i mezzi con cui l’uomo può raggiungerlo o allontanarsene. Infatti dal fine derivano le regole riguardanti i mezzi che sono ordinati al fine”⁹. “Ma il fine è il principio delle azioni dell’uomo, come dice Aristotele. Pertanto, l’uomo deve agire in ogni cosa verso un fine”¹⁰. Più avanti aggiunge: «Ciò in cui uno riposa come nel suo fine ultimo, domina l’affettività dell’uomo, perché da essa egli prende le regole per tutta la sua vita»¹¹. Vale a dire che l’intera personalità è organizzata in funzione del fine.

Sua Santità Pio XII prosegue, chiarendo i concetti: «L’uomo è interamente opera del Creatore. Benché la psicologia non ne tenga conto nelle sue ricerche, nelle sue esperienze e nelle sue applicazioni cliniche, essa lavora sempre sull’opera del Creatore; (…) quando l’uomo è considerato come opera di Dio, si scoprono in lui due caratteristiche importanti per lo sviluppo e il valore della personalità cristiana: la sua somiglianza con Dio e la sua filiazione divina in Cristo, manifestata dalla Rivelazione. In effetti, la personalità cristiana diventa incomprensibile se si dimenticano questi fatti, e la psicologia, soprattutto quella applicata, è anch’essa esposta a malintesi ed errori se li ignora. Perché si tratta chiaramente di fatti reali e non di fatti immaginari o presunti»¹².

In questa considerazione della finalità, che è essenziale, dobbiamo tenere presente che: «L’uomo ha la possibilità e l’obbligo di perfezionare la sua natura non come la comprende, ma secondo il piano divino. Per perfezionare l’immagine di Dio nella sua personalità, non deve seguire i suoi istinti, ma norme oggettive»¹³. Così come l’uomo, nella sua vita, prende posizione come creatura di fronte al Creatore, lo fa anche di fronte alle norme morali: le accetta o le rifiuta.

Per comprendere la personalità, bisogna tener conto dell’aspetto escatologico, del suo desiderio del bene o del male in questa vita, che alla fine la porterà alla morte e rimarrà fissa nelle disposizioni che avrà acquisito. Per questo motivo, Sua Santità Pio XII avverte gli psicologi che “l’elemento decisivo nella struttura della personalità è proprio l’atteggiamento che essa adotta nei confronti di Dio, la sua stessa natura. Se è orientata verso di Lui, rimarrà in questo orientamento; se, al contrario, si è allontanata da Lui, manterrà la disposizione che si è volontariamente imposta. Per la psicologia, quest’ultimo episodio del divenire psichico può avere solo un interesse secondario. Tuttavia, poiché ha a che fare con le strutture psichiche e con gli atti che da esse procedono e che contribuiscono all’elaborazione finale della personalità, il suo destino non deve essergli indifferente”¹⁴.

San Tommaso, seguendo sant’Agostino, afferma che «tutti gli uomini sono concordi nel desiderare il fine ultimo, che è la beatitudine»¹⁵. Tuttavia il fine può essere considerato in due modi: 1) sotto il concetto di fine ultimo: in questo senso tutti convengono nel desiderare il fine, perché tutti desiderano la perfezione; e 2) in quella realtà in cui si trova il fine: in questo non tutti gli uomini sono d’accordo (alcuni desiderano le ricchezze, altri i piaceri o altro).

Così lo psicologo potrà vedere le diverse personalità secondo i diversi stili di vita che vengono spiegati in base ai “diversi oggetti nei quali cercano il bene supremo”¹⁶. E poi chiarisce che chi pecca si allontana da Colui nel quale risiede veramente il fine ultimo, da Dio, ma non si allontana dall’intenzione stessa del fine ultimo, dalla felicità che, erroneamente, continua a cercare in altre cose. Ecco perché il peccato, come spiega molto bene Sua Santità Pio XII, rompe l’unità dell’uomo trascendente che tende verso Dio. Questo deve essere preso in considerazione dallo psicologo e soprattutto dallo psicoterapeuta.

Infine, Sua Santità Pio XII ricorda agli psicologi che il centro della personalità resta sempre un mistero. Pertanto, egli deve rispettare l’individualità di ogni paziente e “riconoscere modestamente i limiti delle sue possibilità”¹⁷, sebbene debba “sforzarsi di percepire il disegno divino in ogni persona e contribuire a svilupparlo”.

Queste considerazioni, che illuminano la psicologia nei suoi aspetti teorici e anche pratici, sono state esplicitate dallo psichiatra tomista Rudolf Allers, il quale, con una ricca esperienza in campo professionale, ha confermato l’importanza dell’atteggiamento o della posizione dell’uomo come creatura di fronte al Creatore: “Quell’uomo che risponde costantemente con un ‘sì’ risoluto alla sua posizione di creatura in generale e di creatura con una costituzione specifica e concreta. O, per dirla in altro modo: al di là della nevrosi, rimane solo il santo” e “la salute mentale in senso stretto può essere incoraggiata solo sulla base di una vita santa, o almeno di una vita che tende alla santità”¹⁹. E più avanti aggiunge: “Anche un altro percorso ci conduce a questa conclusione, ovvero quello dell’osservazione dei fatti. Non ho ancora visto un solo caso di nevrosi che non abbia rivelato, come problema ultimo e conflitto radicale, una questione metafisica irrisolta – se preferite chiamarla così – la questione del posto dell’uomo, sia esso un individuo religioso o non religioso, cattolico o non cattolico”²⁰.

D’altra parte, afferma che la nevrosi, in quanto malattia dell’anima (Allers era medico e la distingue dalle malattie del corpo), “è un risultato immediato della situazione puramente umana, così come è costituita nella natura decaduta. Si può ugualmente dire che, orientata verso il morboso e il perverso, è una conseguenza della ribellione della creatura contro la sua naturale finitezza e impotenza”²¹. E conclude: «Così, insieme all’angoscia, la ribellione resta la seconda caratteristica essenziale della nevrosi»²². Pertanto, come affermava Sua Santità Pio XII, il rapporto con Dio e l’atteggiamento che si assume nei Suoi confronti sono un elemento decisivo della personalità; si tratta di un argomento molto importante non solo nello studio ma anche nella pratica della psicologia.

Rudolf Allers non esita ad affermare la necessità della grazia per curare il “conflitto radicale di cui soffre il nevrotico”²³, che è, in realtà, “la sua incapacità di accettare il suo giusto posto nell’essere, soprattutto come creatura”²⁴.

Ecco perché afferma che lo psicologo (che lo definisce “medico delle anime”) “non può mai dimenticare che, così come costituisce il primo ponte per il nevrotico intrappolato nel suo isolamento per tornare alla comunità umana, così deve essere anche l’anello di congiunzione per la comunità soprannaturale. La sua massima gloria e il suo compito primario, in questi casi, sta nell’essere colui che prepara la via alla grazia”²⁵.

Allers afferma che, di fronte alla nevrosi come problema sottostante a un atteggiamento religioso, benché lo psicologo debba essere uno strumento di grazia, la direzione ricade innanzitutto sul sacerdote, poiché lo psicologo ha i suoi limiti e deve riconoscerli. E conclude il libro affermando che «non solo non c’è contraddizione tra le concezioni delle recenti ricerche positive sulla scienza dell’anima e del carattere e le verità della fede, o le norme educative che ne derivano, ma anzi esse convergono, per così dire, sugli ideali della filosofia cristiana e della filosofia della Chiesa»²⁶.

Molte università, soprattutto quelle cattoliche, che cercano di offrire un’istruzione più ampia ai loro studenti di psicologia, quando insegnano qualcosa sulla filosofia e la teologia tomista, lo fanno in modo esplicitamente separato dallo studio della psicologia. Inoltre, viene apertamente respinta la possibilità di studiare la psicologia tomista e la subordinazione della psicologia alla teologia. Lo studente impara che in psicoterapia non si può affrontare la questione del rapporto del paziente con Dio, né i mezzi per raggiungere il fine ultimo (come per esempio i sacramenti). Inoltre, in alcuni Paesi è addirittura vietato parlare di Dio durante una consulenza con uno psicologo o uno psicoterapeuta, a causa della legislazione che regola l’attività professionale dello psicologo; i problemi personali del paziente non possono essere collegati ai suoi atteggiamenti verso Dio, anche se ciò è evidente. Pertanto, la filosofia e la teologia tomiste, intrinsecamente legate agli aspetti più profondi della vita e dell’azione umana, sono escluse quando si tratta dello studio e della pratica della psicologia. Tutto ciò ha avuto conseguenze significative sulla formazione e gravi deviazioni tra i professionisti.

Grazie a Dio, mentre entriamo nel XXI secolo, assistiamo a una rinascita e a una fioritura della psicologia basata sul pensiero di San Tommaso d’Aquino, che non è solo un’altra corrente, ma la verità sull’uomo, con ottimi tomisti che illuminano la psicologia e il suo lavoro specifico (come Padre Andereggen, Martin Echavarria e altri), rispondendo a diverse generazioni di psicologi desiderosi di verità. Perché nella pratica, quando si trovano di fronte all’angoscia dell’uomo sofferente, vedono le sue mancanze e la sua incapacità di risolvere il vero problema; e spesso, con maggiore esperienza nella professione, comprendono l’importanza della grazia guaritrice nella vita concreta dei pazienti. Senza dubbio, il grande problema dell’uomo contemporaneo è il suo allontanamento da Dio e le conseguenze psicologiche che questo comporta: mancanza di sviluppo personale, immaturità per una vita virtuosa, egocentrismo, sensualità, violenza nelle relazioni personali, familiari e sociali, vizi, comportamenti contro natura, ecc. Tutto ciò crea una personalità con disturbi sempre più gravi.

Facendo eco alle parole di Sua Santità Pio XII quando mise in guardia dal naturalismo in psicologia, possiamo verificare che sono già numerose le associazioni di psicologi che affermano di avere San Tommaso come fondamento, ma che, nella pratica, seguono alcuni principi e metodi di altre correnti o scuole (fondate sul pensiero moderno). Ma ciò che è veramente grave è che negano espressamente o si astengono dall’affermare la necessità della grazia per raggiungere la salute mentale (contrariamente a quanto insegnava il tomista R. Allers). Nella terapia non vengono presi in considerazione il rapporto del paziente con Dio, la sua posizione di creatura di fronte al Creatore, il suo orientamento verso la meta finale, le sue ribellioni più profonde, i mezzi per raggiungere la vera felicità. Alcuni di questi psicologi (alcuni dei quali hanno già formato correnti o scuole) si concentrano sul sensibile, sulla cogitativa, sui disturbi affettivi, altri prendono in considerazione perfino le virtù, ma solo con la forza della natura (cosa impossibile).

San Tommaso illumina questo problema e lo risolve, in primo luogo: citando sant’Agostino quando dice: «Senza la grazia gli uomini non fanno alcun bene, né nel pensare, né nel volere e nell’amare, né nell’agire»²⁷. E poi affermando che l’uomo: “nello stato di natura decaduta, è carente anche in ciò che può fare secondo la sua natura, e quindi non può con le sue forze naturali compiere tutto il bene che gli corrisponde. (…) sebbene in questo stato di degradazione, l’uomo possa con le sue forze naturali compiere qualche bene particolare, come costruire case, piantare vigne e altre cose simili; ma non può compiere tutto il bene che gli è connaturale senza incorrere in qualche mancanza. È come un malato, che può compiere alcuni movimenti da solo, ma non raggiunge la perfetta statura di una persona sana finché non viene guarito con l’aiuto della medicina”²⁸.

Gli insegnamenti di San Tommaso sono estremamente ricchi e coprono tutti gli argomenti che uno psicologo dovrebbe comprendere per il suo sviluppo personale e professionale. Ma, in più, questo è molto chiaro: ogni uomo cerca la felicità e in questa ricerca plasma la sua personalità, ma senza l’aiuto della grazia è come un malato; può fare qualcosa, ma non può avvicinarsi al fine ultimo, che è la felicità a cui aspira. Ecco perché è sempre insoddisfatto e la sua vita è frustrata. Questo è ciò che gli psicologi tomisti devono sempre tenere a mente e affermarlo espressamente.

RIEPILOGO

PSICOLOGIA TOMISTA: TRA LUCE E OMBRE

Dopo l’Aeterni Patris di S.S. Leone XIII, che diede nuovo impulso allo studio del pensiero di San Tommaso d’Aquino, già nel XX secolo, la psicologia ebbe un ampio sviluppo e non mancò chi si dedicò a questa scienza con fondamento tomista: il più rilevante è lo psichiatra viennese Rudolf Allers. Tuttavia, la psicoanalisi (con fondamenti kantiani e materialisti) prevalse in tutti gli ambiti culturali e accademici, compresi quelli cattolici, rifiutando la ricchezza del pensiero di S. Tommaso. A metà del secolo, vedendo il pericolo che ciò rappresentava, Sua Santità Pio XII intervenne con chiare indicazioni per una psicologia sana che deve tener conto del rapporto dell’uomo con Dio e della sua tendenza verso di Lui. Nel XXI secolo si assiste a una rinascita della psicologia tomista, ma in alcuni psicologi temi centrali come il fine ultimo e la grazia appaiono ancora oscuri.

NOTE

1 Robert Brennan, The history of psychology: a thomistic reading.

2 Immanuel Kant, Antropologia da un punto di vista pragmatico

3 Sigmund Freud, Al di là del principio del piacere

4 Martìn Echavarría, Corrientes de Psicología contemporánea

5 S.S Pio XII, Discorso alle infermiere di psichiatria, 1° di Ottobre di 1953, n° 7.

6 Ibidem

7 Tommaso d’Aquono, Summa Theologiae I-II, q 1 a 4 sc

8 S. Th. I-II prologo

9 S. Th. I-II, q 1 prologo

10 S. Th. I-II, q 1 a 1 sc

11S. Th. I-II, q 1 a 5 sc

12 S.S. Pio XII, Discorso ai partecipanti del XIII Congresso Internazionale di Psicologia Applicata, 10 Aprile 1958, n° 4

13 S. Th. I-II, q 1 a 7 sc

14 S. Th. I-II, q 1 a 7 ad 2

15 S.S. Pio XII, Discorso ai participanti del XIII Congresso Internazionale di Psicologia Applicada, 10 Aprile 1958, n°5

16 Ibidem

17 Rudolf Allers, Psicologia e pedagogia del carattere

18 Ibidem 311

19 Ibidem 306

20 Ibidem 307

21 Ibidem 337

22 Ibidem

23 Ibidem 336

24 Ibidem 342

25 S. Th. I-II q 109 a 2 sc

26 S. Th. I-II q 109 a 2 corpus.

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